ONLINE IL NUOVO NUMERO DI PASSIONE GIALLOBLÙ, IL MAGAZINE UFFICIALE DELL’A.C. TRENTO 1921

L’EDITORIALE DEL DIRETTORE GIOVANNI CESCHI

INNAMORIAMOCI DI UN TRENTO COSÌ

I numeri non mentono mai. Ci siamo lasciati con la serie di risultati positivi più lunga della storia aquilotta, a pari merito con quella della serie C ‘70/71, un’unica sconfitta (esordio all’Euganeo) in 17 gare; ci ritroviamo a valicare l’inverno con un ruolino di marcia meno brillante. Più terrestre, diciamo. 3 vittorie, 2 pareggi, 5 sconfitte nelle ultime 10 gare. Le attenuanti ci sono tutte: abbiamo perso con autentiche corazzate: Vicenza, Padova, Triestina; un calo di rendimento è fisiologico, specie quando viene a mancare l’adrenalina del record messo al sicuro negli annali; la sorte ha compensato qualche favore dell’autunno. Ma è anche vero che, negli ultimi due mesi e mezzo, quando le Aquile sembravano lì lì per spiccare il volo, è sempre arrivata immancabile la frenata sulla rampa di lancio. Armand Rada, ai microfoni dopo Trieste, rilevava qualche lacuna in termini di consapevolezza nei propri mezzi, di spietatezza che solo le squadre pienamente mature esprimono; Daniel Cappelletti – protagonista del ritratto nell’ultimo numero di Passione gialloblù – ha ribadito più volte che questa è la squadra più forte nella quale abbia mai giocato. E la verità, come sempre, sta nel mezzo: lo splendido gioco che Luca Tabbiani è riuscito a imprimere a questo Trento, avvolgente e leale con se stesso, dà in ogni momento l’impressione che il gol sia nell’aria, e le numerose reti segnate in apertura di tempo dimostrano che la sorpresa è anche per gli avversari; ma poi talvolta non affondiamo quando si può chiudere il conto.

Solo un ambiente ingrato lo imputerebbe a colpa: dopo decenni di magre, al Briamasco ci si diverte, e in trasferta la considerazione dell’ambiente avversario parla da sola. Media e social giuliani, e lo stesso ex Attilio Tesser ai microfoni di fine gara (lui che la Triestina l’ha rimessa in piedi da un disastro che sembrava irrimediabile), hanno parlato del Trento come di una delle corazzate del girone. Che al “Nereo Rocco”, in effetti, ha imposto ritmi e personalità, pur senza il bacio della dea bendata. La classifica, a compensazione di questo momento meno brillante in termini di risultati, resta eccellente e abbastanza corta da consentire ancora un decollo verso i vertici assoluti; diciamo, per entrare in gioco nei playoff non proprio all’inizio e vivere qualche notte magica al Briamasco.

Altri numeri, poi, sono stratosferici: Samuel Di Carmine è già al quattordicesimo gol stagionale e tra i marcatori d’eccellenza in gialloblù rincorre i soli Marchetti, 18 centri nella serie C di oltre settant’anni fa, e il duo Mariani-Mongitore del ‘74/75; il quinto posto del ‘70/71 è ancora alla portata; i 28 giorni da Lecco (5 gennaio) alla Clodiense (1° febbraio) sono entrati negli annali come i più prolifici della storia aquilotta in serie C, con 11 reti da 8 marcatori diversi. Sintesi perfetta, quest’ultimo dato statistico, dell’autentica esplosività che in potenza la squadra sa esprimere.

Ora manca solo che Trento s’innamori di un Trento così: perché lo merita. E come rileva Angelo Zambotti nel suo Controcampo, dare per scontato un campionato del genere dopo decenni di magre sarebbe un delitto.

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